Durante questa lunga estate, abbiamo affrontato singolarmente le varie tecniche di guida della Mountain Bike: in pianura, in discesa e in salita.
Adesso cerchiamo di tirare le somme e di mettere insieme le diverse tecniche di guida del pianeta Mountain Bike.
LA PIANURA
Alla base di tutte le escursioni c’è la pianura, caratteristica territoriale che in alcuni casi ci permette di raggiungere solo dopo svariati chilometri di trasferimento l’inizio più o meno impegnativo della nostra escursione. Partiamo e dopo poco i benefici del movimento si fanno sentire: pedalata rotonda, corretta posizione in sella, è abbastanza comune trovare tratti in cui si riescono a spingere rapporti più lunghi, l’applicazione di tali rapporti ci permetterà di essere veloci su terreni irregolari.
La posizione
Siamo seduti sulla sella e paralleli sullo stesso asse incontriamo: mani, ancorate saldamente al manubrio, spalle, ginocchia e piedi. Le braccia con l’articolazione del gomito, anche se strette al corpo, presenteranno sempre un piccolo angolo di circa 160/170° nel caso le braccia dovessero disegnare un angolo piatto (cioè di 180°) ed essere quindi distese la nostra posizione non sarà corretta.
Tracciato sconnesso
Su tratti veloci ma sconnessi la posizione più comoda dovrà essere leggermente sollevata dalla sella (circa 0.5-1 cm) sufficienti a non trasmetterci per intero le asperità del terreno, ammortizzate e scaricate da braccia e gambe, all’alternarsi della pedalata ci sposteremo in modo continuo sulla sella muovendoci avanti e indietro, braccia e gambe saldamente posizionati sul manubrio ed i pedali asseconderanno il movimento. In questi tratti veloci, il cambi di rapporto agevolerà molto la marcia.
Tracciato scorrevole
Nei tratti di strada scorrevole (es: strada asfaltata) sarà possibile notare la differenza di attrito e rotolamento che si ha tra l’asfalto, appunto, e i tracciati sconnessi. Se in possesso delle appendici ci potremo allungare ad essere con il busto e le braccia quasi distesi, con le mani appoggiate sulla parte terminale dell’appendice stessa, alla ricerca del punto massimo di penetrazione aerodinamica. Se le appendici non ci sono, ricercheremo comunque una posizione più distesa, ci troveremo quasi esterni con le natiche dalla sella.
LA DISCESA
In sella
Anche qui è essenziale una lettura e valutazione del terreno per identificarne caratteristiche e pendenza ma a differenza della salita dove per la conduzione della Mountain Bike la ruota più importante è la posteriore (perdendo la trazione siamo fermi), nella discesa la ruota più importante è l’anteriore. Questo perché con l’anteriore si riesce a direzionare la Mountain Bike anche in spazi veramente ridotti (due massi con una fessura, un grosso ostacolo) il posteriore anche se è “trazione”, fa’ la parte del rimorchio. Importante è ricordarsi di adeguare il rapporto alla discesa che si sta’ affrontando, così da avere sempre trazione.
La posizione
E’ contraria a quella della salita, cioè più aumenta la discesa più dovremo spostarci all’indietro con il sedere a sfiorare la ruota posteriore, i gomiti sono larghi, e visivamente escono della nostra figura a differenza della salita dove si tende a stringerli verso il corpo. Nella discesa le braccia sono ancorate al manubrio per mezzo della mani, impugnando in modo saldo le manopole per consentire l’azione sui freni in qualsiasi momento, è quindi consigliabile impugnare “ad anello” con il pollice che stringe verso il mignolo e l’anulare, lasciando medio e indice sulle leve dei freni, posizione questa che ci permette una solida presa lasciando alla nostra personale capacità il comando delle leve freno con una, due (consigliata) o più dita. Nella discesa non sempre la velocità è pericolosa, se controllata può tornare utile per il superamento di alcuni ostacoli. Nella discesa il controllo della Mountain Bike deve essere totale, non bisognerà mai lasciare che la Mountain Bike ci faccia fare quello che vuole ma è indispensabile essere reattivi. Dovremo con lo spostamento del peso direzionare la Mountain Bike dove noi vogliamo, questo specialmente in occasione di curve o piccoli passaggi dove è essenziale lo spostamento e il controllo del mezzo.
Il bloccaggio delle ruote
L’uso dei freni dovrà essere fatto sempre in totale armonia con il terreno che si sta’ percorrendo, cercando di non bloccare mai le ruote (es: l’ABS per le macchine). Se applicato, questo accorgimento ci permetterà di condurre sempre su ogni terreno ed in ogni occasione la Mountain Bike. Il momento in cui è concesso il bloccaggio delle ruote, è nel caso in cui un’emergenza improvvisa ci obblighi di fermarci a tutti i costi.
Il fuorisella
Le gambe e le braccia ci spingono all’indietro, sfruttando le articolazioni del gomito e delle ginocchia che fungono da ammortizzatori annullando le asperità del terreno. La posizione che si assume quindi lungo una discesa è detto “fuorisella” e la si ottiene stando sollevati dalla sella (circa 5 cm.) grazie alla spinta delle gambe posizionate sui pedali in modo parallelo al terreno tenendo la stessa larghezza tra spalle, braccia e gambe, pronti con un rapido movimento a disarcionare la sella per spostarsi all’indietro distesi completamente con il sedere a sfiorare la ruota posteriore. Il momento in cui sapremo di essere al massimo, sarà quando ci troveremo appoggiati alla sella con la pancia, in questa posizione si riuscirà a condurre la Mountain Bike utilizzando anche lo spostamento del corpo in appoggio sulla sella.
L’indipendenza di gambe
Vista la posizione precedente è essenziale impadronirsi della tecnica definita “indipendenza di gambe”. La stessa ci permetterà di essere completamente indipendenti sulle due gambe, nel caso che affrontando in discesa una curva non fosse sufficiente sterzare per correggere la nostra traiettoria ci tornerà utile per direzionare ancor più a destra o sinistra la nostra Mountain Bike. La serie di spostamenti e movimenti descritti avvengono tutti sfruttando come fulcro la sella, nel caso ci si trova sollevati sui pedali appena prima di affrontare un tratto di discesa potrà tornare utile sfruttare la parte anteriore della sella, quella profilata, che se stretta all’interno delle cosce che ci permetterà un’ulteriore punto di controllo e direzione della Mountain Bike. Nel caso di un’ostacolo, visto in anticipo, ci si porta sollevati sui pedali leggermente avanti con il busto, quasi in ricognizione visiva, scorto l’ostacolo e la sua natura ci si riporta all’indietro affrontando con gomiti larghi e in fuori sella.
LA SALITA
La salita è una delle prime difficoltà che si incontrano all’uscita su terreni sconnessi con la Mountain Bike. Le valutazioni importanti che si devono fare sono sempre in considerazione del tipo di terreno che andiamo ad affrontare. Un primo colpo d’occhio ci permetterà di leggere e valutare il terreno, basandoci sulla nostra esperienza ci consentirà: la scelta della traiettoria più idonea e meno complicata (priva di: sassi, erba, radici, buchi); se ai lati o al centro della strada; se procedere anche a zig-zag, quale tipo di rapporto utilizzare. Dopo la valutazione del terreno come tipologia è importante quantificarne il grado percentuale di difficoltà, questo per essere pronti a spostamenti di peso, che dovranno essere sempre più in posizione avanzata, quanto più all’aumentare della salita, da ricordare che si incontreranno anche salite non pedalabili, per le quali esistono specifiche tecniche.
La posizione
Le braccia sono un punto essenziale nella conduzione di una Mountain Bike specialmente in salita, queste, che ci permettono l’ancoraggio al manubrio con le mani per l’utilizzo dei comandi (cambio, deragliatore e freni), sono piegate a formare un angolo di circa 140° e l’angolo si riduce all’aumentare del grado di difficoltà.
Salita in piedi
Nei casi dove è necessario alzarsi in piedi, anche su terreni sconnessi, l’accorgimento per far sì che la ruota motrice non perda aderenza, è ridurre la frequenza delle pedalate scalando di un rapporto e facendo in modo che la salita in questione non diventi una dimostrazione di potenza o forza, ma piuttosto possa diventare una prova di “abilità”. Stando sollevati sui pedali, il busto spostato in avanti ci permette di avere sotto di noi il manubrio, testa, busto e spalle sono alte.
LE CURVE
Sono una conseguenza diretta dell’esperienza in discesa e in salita e contornano tutta la morfologia e la tecnica descritta fino ad ora e, se si vuole, diventano la parte più divertente di un’escursione in Mountain Bike.
Le curve in salita
Vanno affrontate sempre a seguito di una valutazione e lettura del terreno e vedono queste tipologie di curve:
- curve in single-track, si incomincia l’impostazione della curva considerando che, una volta profilata la ruota anteriore per uscire dalla curva iniziata, non dovrò mai perdere la trazione, è evidente che questi sono i casi in cui più si dovrà mettere in pratica i consigli precedentemente descritti (spostamento del peso, posizione, equilibrio, ecc.), nel caso di difficoltà e perdita di equilibrio un consiglio è, velocizzare la manovra.
- curve su terreno sconnesso o regolare, è essenziale non perdere mai la trazione sulla ruota posteriore, una volta impostata la curva è sufficiente continuare l’azione di spinta.
Le curve in discesa
Sono l’espressione massima della tecnica descritta precedentemente. Nei boschi dove i sentieri compiono strette variazioni di direzione, lungo le strade sterrate, lungo i sentieri di montagna, ecc., è importante ricordarsi di non bloccare mai la ruota posteriore. Bisogna obbligatoriamente abituarsi ad utilizzare un nuovo temine, “anticipare”. Questo ci permetterà di iniziare un movimento o compiere un’azione non trovandoci mai in ritardo abituandoci a valutare sempre in anticipo il terreno