La storia ci insegna che la disciplina principe delle ruote ha sempre messo la performance in primissimo piano a discapito del divertimento e appagamento nella guida. Una cross country è infatti velocissima ma non regala di certo un’esperienza di guida memorabile. Infatti, quando si tratta di lottare contro il tempo su circuiti dal limitato dislivello e dal relativamente ridotto impegno tecnico, sono macchine da gara spietate e implacabili.
Negli ultimi anni la tendenza è cambiata in modo graduale, guidata prima dall’UCI che ha imposto un format di gara leggermente diverso con percorsi sempre più tecnici e sfidanti e competizioni più tirate, e poi dai produttori che hanno cercato di recepire nel modo migliore le necessariamente diverse richieste degli atleti. Le front e full suspended da XC rimangono sempre veloci, reattive e scattanti, ma nelle mani di un biker capace non sfigurano sui trail dal terreno impegnativo. Si tratta di un fatto graditissimo, sia per gli atleti di classe mondiale sia per l’appassionato che usa la bici solo il weekend, perché finalmente le cross country stanno diventando divertenti da guidare, una cosa impossibile a dirsi solo qualche anno fa.
I tracciati di gara:
Se pensiamo ai mondiali XC del 2009, si nota subito una cosa, il tempo di gara, di poco superiore alle due ore. Il fattore tempo ritorna anche quando si analizzano i distacchi, che appaiono molto più ampi rispetto a quelli a cui ci siamo ormai abituati. Gli amanti del ciclismo off-road inteso come “lacrime, sudore e fango” saranno stati soddisfatti, meno tutti gli altri, tra cui il pubblico di appassionati al limite della noia per un format che non aveva molto da offrire in termini d’intrattenimento. La bagarre tra i protagonisti principali era limitata a poche frazioni di gara, con molti atleti che facevano competizione a sé sino alla finish line. Un vero peccato quando nel cross country manca la lotta fianco a fianco o, ancora meglio, gomito a gomito.
Per fortuna l’UCI è venuto in soccorso e, con una mossa saggia ha iniziato a cambiare questo sport, e a cascata le bici da XC. In primo luogo, anelli più corti da ripetere per più volte, per un tempo totale di gara comunque inferiore rispetto a prima. Tutto ciò si traduce banalmente in maggiori possibilità per i fan di vedere i propri atleti preferiti più volte durante la competizione, che è diventata più emozionante e coinvolgente. Il secondo pilastro portante riguarda la progettazione di tracciati più impegnativi dal punto di vista tecnico, con salite più corte e ripide, in modo da richiedere grande potenza. Anche le discese sono più ripide e sfidanti, facendo contenti sia gli interpreti sia gli spettatori.
L’evoluzione della bicicletta XC:
L’evoluzione delle bici da Cross Country è un chiaro esempio di come l’industria ciclistica sa fare le cose nel modo giusto. I grandi e i piccoli nomi dell’industria ciclistica si sono rimboccati le maniche, mettendo al lavoro designer e ingegneri su nuovi prodotti che fossero in grado di cavalcare l’onda nel miglior modo possibile. Anche in questo caso si parla di pilastri portanti, il primo e fondamentale riguarda il diametro ruote, da 29 pollici: le attuali bici da cross country con ruote 29er sono veloci e divertenti. Il secondo passo importante nell’evoluzione delle XC è arrivato dalle trasmissioni 1x, un’altra innovazione in chiaroscuro, almeno nei primi anni, e forse ancora adesso non tutti ne sono convinti visto il perseverare di Shimano nel produrre soluzioni 2x11v, al contrario di SRAM che ormai vive solo ed esclusivamente del setup 1x che ha standardizzato. Il vantaggio della singola corona è una trasmissione più leggera e facile da gestire oltre che da manutenere, tutto quello che si può desiderare in una mountain bike. L’industria ciclistica ha impiegato un po’ di tempo per ottimizzare la geometria sulle 29er, ma ora siamo tutti d’accordo sul fatto che per il cross country le ruote grandi sono le migliori, semplicemente più veloci e più divertenti.
Prospettive future del Cross Country:
Gli ultimi anni hanno visto una decisa accelerata dell’intero movimento, sia per quanto riguarda il format di gara sia per l’evoluzione e affermazione delle bici, front ma soprattutto full suspended.
La geometria è arrivata a una maturazione piena, o quasi, così come i componenti sono performanti, leggeri e affidabili. Siamo sempre nell’ottica di bici da prestazione pura in ambito race, ma è innegabile che una moderna full, magari con un reggisella telescopico e gomme leggermente più larghe e tassellate, sia una soluzione appagante anche sui sentieri normalmente a portata di trail bike.
Sicuramente l’evoluzione del movimento Cross Country è un caso in cui i massimi vertici mondiali della disciplina in ambito agonistico (UCI) e l’industria ciclistica hanno dato vita a un circolo virtuoso, con importanti ricadute positive sul nostro sport preferito, a partire da bici spettacolari da usare non solo in gara.