L’Italia osservata sul piano dell’attrattiva cicloturistica è un “microcosmo” in espansione, sia per i viaggiatori italiani e sia per i turisti stranieri. I motivi? Una rete di ciclovie – più o meno lunghe – in espansione da nord a sud del Bel Paese; comprensori attrezzati con proposte a misura di biker; tour operator attivi nel settore del turismo a due ruote.
La “fotografia” di questo fenomeno importante nell’economia turistica italiana è scattata dal quarto rapporto Isnart (Istituto Nazionale Ricerche Turistiche)-Legambiente, relativo al 2022/2023.
Una premessa è d’obbligo: per “cicloturismo” nello studio in questione s’intendono le tipologie di vacanza nelle quali l’attività sulle due ruote rivesta un ruolo rilevante nell’esperienza di viaggio (e non una breve “parentesi” occasionale, come potrebbe essere il noleggio o l’utilizzo di una bicicletta per una rapida pedalata di pochi chilometri).
I NUMERI DEI CICLOTURISTI
Nel 2022 i cicloturisti che hanno viaggiato in Italia hanno generato 60 milioni di pernottamenti (dei quali 40 milioni stranieri) generando una spesa totale stimata in 6 miliardi di euro (3,5 da parte degli stranieri).
Durante la vacanza beni e servizi collegati all’alloggio e alla ristorazione assorbono il 64% del budget degli stranieri (61% italiani) con una spesa media giornaliera di 80 euro. Tra i servizi acquistati il noleggio di attrezzature sportive interessa il 4% dei cicloturisti con una spesa media giornaliera di 45 euro per gli stranieri, 35 per gli italiani.
L’IMPATTO DEL CICLOTURISMO NELLE VARIE REGIONI
Nel rapporto Isnart-Legambiente si calcola che in Italia siano disponibili 58 mila chilometri di itinerari cicloturistici (tra ciclabili, ciclopedonali e ciclovie) dei quali 3.250 chilometri in Trentino che ogni anno attirano 16 milioni di presenze turistiche (su un movimento totale di 100 milioni), attivando un volume d’affari di 1 miliardo di euro in termini di spesa legata al turismo.
Il caso del Trentino dimostra come l’impatto economico di ogni chilometro di ciclabile sia pari a circa 338 mila euro (in media) così calcolati: servono tra i 30 e i 170 mila euro per costruire 1 chilometro di ciclabile, e tra 2 e 6 mila euro l’anno per oneri di manutenzione. Ne consegue che se l’intera rete ciclabile italiana fosse pienamente e stabilmente impiegata (con la medesima spesa della regione citata) l’impatto del cicloturismo in Italia sarebbe 5 volte superiore a quello attuale. Mentre tale voce si moltiplicherebbe di 8 volte in 9 diverse regioni italiane dove il potenziale cicloturistiche è già esistente e, senza la costruzione di particolari nuove infrastrutture, ma solo valorizzando più concretamente quelle già esistente, il volano economico sarebbe così espandibile.
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