Mentre la misura dell’altezza di sella appare praticamente certa in base alle misure fisiche del ciclista, il posizionamento del manubrio è una questione sempre aperta e soggetta a convinzioni discordanti. Questa misura, però, al contrario di quella della sella, non è il frutto di un calcolo certo, ma dipende dalle caratteristiche del ciclista.
LE TRE PRESE E L’AERODINAMICA
Perché questi sia ben posizionato sulla bicicletta deve poter raggiungere il manubrio in tutte le sue possibili prese senza difficoltà, deve anche essere il più aerodinamico possibile. Da quest’ultima affermazione ne deriva che il manubrio più è in basso e meglio è, ma questa valutazione deve tenere conto anche dalla lunghezza dell’attacco manubrio che permette la distensione sulla bici e, anch’esso, la posiziona aerodinamica. Nelle eventuali modifiche della posizione, poi, occorre sempre darsi qualche uscita per abituarsi alla nuova posizione. Il fisico umano tende ad adattarsi molto bene, anche n posizioni non congeniali, tanto da restituire una sensazione di scomodità quando la posizione viene corretta. Per questo è opportuno comunque fare modifiche graduali e darsi tempo nella valutazione definitiva.
DISTANZA SELLA-MANUBRIO
Mediamente 10, ma non meno di 4. Sulla bicicletta da corsa vale questa regola per la posizione dell’altezza del manubrio rispetto al piano della sella. È questa, in centimetri, la differenza tra i due appoggi. È comunque da rapportare alle caratteristiche dell’atleta. Abbiamo parlato di bicicletta da corsa, appunto, perché è questo il mezzo dove l’aerodinamica ha maggiore importanza. I vari tipi di biciclette, infatti, differiscono anche per la differente angolazione in cui il ciclista si trova a pedalare. Attenzione però. Un neofita è portato, istintivamente, a considerare più comoda una bici che preveda il busto più vicino possibile alla perpendicolare al terreno. Non è così perché, al di là delle considerazioni aerodinamiche che possono essere trascurate in determinate condizioni, la posizione eretta trasmette le vibrazioni proprio alla schiena andando, alla lunga, ad affaticare il ciclista. Inoltre il posizionamento con il busto sempre più in avanti modifica in maniera importante la distribuzione dei pesi dando maggiore portanza alla ruota anteriore. Che significa questo? Che sulla bicicletta da corsa ogni minimo movimento sul manubrio si sente molto di più nella guida di quanto non sia con una bicicletta da città (per fare due esempi ben definiti). Istintivamente, quindi, quando si sale su una bicicletta da corsa, si tende a considerare questa sensazione come indice di pericolosità, ma basta poco ad abituarcisi e, anzi, ad apprezzarne i vantaggi anche in termini di comodità (prima ancora che di aerodinamica). Certo, a piegarsi il più possibile in avanti ci vuole anche un po’ di allenamento, per cui, per uscite brevi e saltuarie una posizione leggermente rialzata può essere consigliata.
IL GIUSTO COMPROMESSO E LA PERFORMANCE
Dal punto di vista aerodinamico si tende a considerare comunque migliore la posizione più bassa possibile del manubrio (e magari anche con l’attacco più lungo). Ma non è detto che questo sia un bene in assoluto. Test fatti in galleria del vento e poi riportati all’atto pratico hanno dimostrato che allontanare il manubrio dalla sella il più possibile non è detto che sia necessariamente un vantaggio. Non tutti riescono a sopportare una posizione troppo aerodinamica, in alcuni soggetti si riduce la capacità respiratoria, ad esempio, con conseguenze importanti sulla prestazione. Ci sono casi, poi, di corridori in cui un leggero riavvicinare del manubrio alla sella ha portato anche ad un vantaggio aerodinamico perché ha permesso al busto di distendersi meglio e quindi di far “sparire” la testa in mezzo alle spalle nell’impatto all’aria.