Casco e sicurezza, sembra assurdo ma non sempre sono collegati direttamente, perché è sacrosanto che la sicurezza dei ciclisti spesso dipende da altri, e non solo da prudenza e protezioni adottate da chi pedala. Anche se la sicurezza spesso dipende da fattori esterni è fondamentale sottolineare che bisogna pedalare sempre con il casco in testa, tanto più che i caschi moderni, decisamente leggeri, proteggono pure dal freddo invernale e dal caldo estivo. Ne abbiamo parlato con il partner della Accademia Nazionale di Mountain Bike, produttore di caschi d’eccellenza, Rudy Project:
D: Quanto incide sull’impatto e sull’efficacia del casco il battente, ovvero la superficie contro cui si sbatte? Fate dei test con diversi tipi di battente?
R: Si, il battente, può essere piatto, a forma di marciapiede o sferico per testare le varie tipologie di urto, mentre l’altezza determina forza e velocità dell’urto a causa dell’attrazione gravitazionale. L’obiettivo di tutti i crash test è quello di simulare il maggior numero di impatti possibili e verificare le diverse capacità di assorbimento dell’energia d’urto. Infine, le normative prevedono che i test si svolgano anche con temperature diverse (ambiente-caldo-freddo) per verificare i diversi tipi di reazione.
D: C’è chi sostiene che se si va piano il casco non serve e che se ti viene addosso una macchina a 150 kmh o se si cade in un dirupo molto alto, il casco può fare ben poco. Cosa gli rispondete?
R: Il casco è fondamentale per proteggere la testa in ogni situazione. A velocità 0, infatti, l’impatto può essere disastroso perché la velocità contribuisce a dissipare la forza verticale ed è per questo che gli incidenti da fermo spesso possono essere mortali. Per quanto concerne, invece, cadute a velocità elevate o impatti contro automobili o nei dirupi, il casco fa una enorme differenza nella protezione della testa. Riceviamo ogni giorno feedback non solo dai nostri clienti, ma anche dagli enti soccorritori che certificano quanto il casco sia fondamentale per salvare vite anche negli impatti ad alte velocità, superiori a 60 km/h. Inoltre, basti pensare alla Mountain Bike o al ciclismo cittadino. Le velocità sono molto più basse rispetto al ciclismo da corsa ma, le insidie, sono forse maggiori: radici e pietre nella Mountain Bike, rotaie del tram, pavè e traffico in città. Com’è facile intuire, il rischio di cadere, anche se a basse velocità, è molto più elevato che nella bici da corsa.
TELECAMERE E OGGETTI DA FISSARE SUL CASCO
Cambiando argomento, ma neanche troppo, c’è un’altra questione che vale la pena affrontare: le specifiche del casco e le modifiche che ne può fare l’utente. Argomento caldo perché ci sono mille tentazioni di piccole modifiche che non è il caso di fare. Vale anche per l’applicazione di adesivi i cui solventi, presenti nella parte adesiva, possono compromette la composizione chimica della calotta modificandone la resistenza. Tempo fa si era parlato, in proposito, dell’incidente occorso a Michael Schumaker. Pare che l’ex campione di automobilismo, pur indossando il casco nell’incidente sugli sci che lo ha ferito gravemente, avesse montata su una piccola telecamera.
D: Cosa ne pensate voi di Rudy Project?
R: Montare oggetti rigidi sul casco incide negativamente sulle conseguenze dell’urto. Si tratta comunque di un elemento rigido che va a modificare la configurazione del casco e che potrebbe incunearvisi in caso di cadute o impatti. Al momento nella nostra collezione non ci sono caschi con supporti di questo tipo, ci auguriamo che tutti quelli in circolazione siano stati testati anche con il supporto dato che quest’ultimo influisce sui risultati dei test.
Concludendo, il casco sì, sempre, senza ma e senza modifiche non previste dal costruttore. Altrimenti si corre un rischio davvero evitabile.