IL CUORE DELLO SPORTIVO E LA BRADICARDIA
Chi pratica ciclismo e possiede un buon allenamento sa che molto probabilmente la sua frequenza cardiaca è più bassa (bradicardia) rispetto ad un soggetto non praticante l’attività fisica. La bradicardia è una condizione clinica caratterizzata da una frequenza cardiaca inferiore a 60 battiti per minuto e viene definita sintomatica quando è direttamente responsabile di disturbi quali: sincope, presincope, vertigini, turbe neurologiche cognitive, astenia, adinamia, dispnea, scompenso cardiaco.
La frequenza cardiaca a riposo presenta un’ampia variabilità spontanea. Si considerano infatti normali valori compresi tra 46 e 93 battiti per minuto negli uomini e tra 51 e 95 nelle donne. Inoltre, durante il sonno notturno è fisiologica una riduzione media di 24 battiti per minuto nei giovani adulti e di circa 14 negli ultraottantenni.
I soggetti che praticano uno sport intenso come la Mountain Bike in maniera costante, presentano facilmente valori inferiori a 50 battiti per minuto a riposo in stato di veglia e inferiori a 40 battiti per minuto durante il sonno, talora con pause sinusali di due-tre secondi. Questo è fisiologico, dovuto all’attivazione vagale e non necessita di alcuna misura terapeutica. La potenziale riduzione della perfusione cerebrale dovuta alla ridotta frequenza cardiaca viene infatti compensata da un aumento della gittata cardiaca.
L’incompetenza cronotropa, ossia l’incapacità del cuore ad aumentare la sua frequenza durante l’esercizio fisico (in genere diagnosticata durante il test da sforzo) è invece patologica. Non esiste un criterio univoco per definire questa condizione. In genere i parametri utilizzati sono costituiti dall’incapacità di raggiungere, al massimo dello sforzo, una frequenza cardiaca pari o superiore a 100 battiti per minuto o maggiore del 75 per cento di quella massima teorica prevista (220-età in anni). Ovviamente, la frequenza cardiaca alta è considerata un indicatore prognostico negativo importante.
FREQUENZA CARDIACA E ATTESA DI VITA MEDIA
E’ stata documentata una relazione inversa tra frequenza cardiaca e attesa media di vita nel mondo animale. Infatti il ratto, che vive in media solo quattro anni, ha una frequenza cardiaca basale di circa 290 battiti per minuto, il cane ha valori rispettivamente di 17 anni e 95 battiti per minuto mentre l’elefante è molto longevo, con un cuore che batte a 30 battiti per minuto. Il numero totale medio di battiti cardiaci sarebbe dunque, nelle singola specie animale, relativamente costante e soprattutto inversamente correlato con l’attesa di vita.
Il battito cardiaco comporta un costo energetico notevole: la singola contrazione consuma infatti 300 mg. di ATP (è il collegamento chimico fra catabolismo e anabolismo e ne costituisce la “corrente energetica”). Dato che il numero di battiti nelle ventiquattro ore è circa 100.000, cioè 37.000.000 in un anno e 2,6 miliardi in 70 anni, si può calcolare che il cuore consuma (e produce) circa 30 kg di ATP ogni giorno, 11.000 in un anno e 800.000 kg in 70 anni. Una riduzione media di soli 10 battiti il giorno consente quindi un risparmio di 5 Kg di ATP.
E’ facile intuire quindi come il praticare in modo sensato e misurato Mountain Bike o Ciclismo da Strada, a tutte le età, sia una medicina valida non solo per la mente ma anche per il nostro corpo.
IMPORTANZA DELLA VISITA SPORTIVA
Detto tutto questo, è lapalissiano concludere dicendo che un’adeguata visita medico sportiva annuale, svolta con particolare riguardo alla funzionalità cardiocircolatoria, rappresenta un pilastro irrinunciabile di prevenzione per ogni ciclista praticante. Torna alla Home