La frattura della clavicola è uno dei traumi più comuni tra gli sportivi. Rappresenta negli adulti il 3% di tutti i traumi, una percentuale molto alta e che coinvolge tutti gli sport, soprattutto il ciclismo.
La percentuale che coinvolge i ciclisti è addirittura più alta del 3%. Rappresenta infatti la frattura di gran lunga la frattura più frequente. Più spesso è interessato il terzo medio, seguito dall’estremo laterale e poi dall’estremo mediale. Il 25% delle fratture della clavicola sono da attribuire alle forze muscolari che tendono a scomporle.
Quali sono le forze che entrano in gioco?
- forze inferiori sull’estremo laterale della clavicola;
- forze antero-superiori sull’estremo mediale.
Il trattamento conservativo nelle fratture scomposte porta ad un alto tasso di mancata consolidazione (22-50%), delle quali il 14% rimangono dolorose.
“Il trattamento conservativo è inteso come il trattamento che non ricorre alla chirurgia. In molti casi risulta essere il trattamento migliore perché non prevede le eventuali complicazioni che derivano dall’intervento chirurgico.”
Il trauma alla clavicola può essere:
- diretto sulla clavicola stessa;
- indiretto per trauma sull’arto superiore a seguito della protezione della caduta.
Un esempio molto noto di questo tipo di frattura è quella occorsa durante la gara individuale del Mondiale su strada 2016 al nostro Vincenzo Nibali.
Come si presenta la frattura della clavicola
L’esame clinico è molto chiaro. La frattura alla clavicola si presenta con una deformità del profilo anatomico della clavicola stessa, con ematoma locale e “segno del pianoforte” positivo, cioè schiacciando uno dei due monconi di frattura si vede il frammento andare “su e giù” come fosse un tasto di pianoforte.
La frattura può essere esposta, cioè con uno o entrambi i monconi di frattura che “bucano” la pelle e fuoriescono fino a diventare visibili. In questo caso la frattura è a più alto tasso di complicanze, tra cui la possibilità di infezione. La frattura può essere composta, a minore tasso di complicanze e con i monconi che non risultano essere visibili.
L’esame clinico va confermato dalle immagini radiologiche, in cui è quasi sempre sufficiente un esame radiografico, raramente necessita di tomografia computerizzata con ricostruzioni tridimensionali.
Come trattare la frattura della clavicola?
Il trattamento può essere di tue tipi:
- Cruento: la frattura può essere operata e stabilizzata con diversi tipi di mezzi di sintesi, ovvero operazioni chirurgiche;
- Incruento: cioè stabilizzata dall’esterno con un tutore che solitamente è un tutore detto “ad otto”, che serve per trazionare e allineare i due monconi di frattura fino a consolidamento della stessa.
La scelta del trattamento dipende da una serie di fattori, tra cui:
- età del paziente;
- livello di attività del paziente;
- tipo di frattura;
- sede della frattura.
Le fratture scomposte pluriframmentarie sono quelle che quasi sempre necessitano di un intervento chirurgico. Le fratture invece che molto spesso presentano dei dubbi nella scelta del trattamento sono quelle più frequenti, cioè quelle a 2 frammenti, che interessano il terzo medio o il terzo laterale di clavicola, sostanzialmente composte o poco scomposte.
L’operazione chirurgica
Nel ciclista la frattura della clavicola necessita in molti casi di un trattamento chirurgico di riduzione e sintesi con placca e viti. L’operazione chirurgica è necessaria al fine di ottenere una stabilizzazione della frattura che consenta una ripresa della mobilità della spalla il più precoce possibile, così come la ripresa della regolare attività sportiva.
Esempi recenti hanno dimostrato come motociclisti molto noti, dopo la sintesi della frattura, con la dovuta terapia analgesica, sono saliti in moto ed hanno affrontato una gara il giorno seguente. La stessa cosa si è verificata in passato per ciclisti come Armstrong e Pozzato.
Prognosi e riabilitazione
La frattura della clavicola trattata in modo incruento, cioè senza intervento, può guarire in 6-8 settimane, mentre una frattura operata può essere considerata stabile subito dopo l’intervento, e in avanzata fase di guarigione in 3-4 settimane, quando inizia la formazione del vero callo osseo.
Dal punto di vista riabilitativo gli obiettivi da ottenere sono un recupero dell’articolarità della spalla e della forza. Una spalla immobilizzata per molto tempo può ridurre la sua mobilità, per cui si rischia di incorrere in una patologia molto difficile e lunga da trattare, che è la spalla rigida dolorosa. L’equipe medica e fisioterapica deve avere l’accortezza di riuscire a recuperare al più presto l’attività sportiva del paziente, limitando il rischio di scomposizione e di ritardo/mancata guarigione della frattura.
L’ intervento tempestivo in ambito riabilitativo, annulla il rischio di rigidità della spalla, mantiene il più possibile la forza della muscolatura periscapolare e la incrementa appena possibile. Inizialmente si effettuano delle mobilizzazioni passive, per poi passare alla riabilitazione attiva.
Successivamente si possono eseguire esercizi di rinforzo muscolare con elastici o apparecchiature dedicate, insieme ad esercizi propriocettivi.
Per il ciclista il ritorno in bici poco dopo un intervento chirurgico di osteosintesi di una frattura di clavicola con placca e viti, soprattutto nei periodi più importanti della stagione sportiva, è molto importante. Comunque il rientro precoce in sella non è scevro da pericoli, soprattutto per i rischi di una nuova caduta.
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