I pedali a sgancio rapido hanno un sistema molto semplice per agganciarsi velocemente e sganciarsi altrettanto velocemente.
Una tacchetta (pezzo di ferro sagomato attaccato alla scarpa tramite viti) si impegna a pressione in un alloggiamento apposito montato sui pedali. Questo alloggiamento ha la possibilità di deformarsi grazie a delle molle, di accogliere ed intrappolare quindi con facilità la tacchetta lasciandole un gioco variabile a seconda del sistema utilizzato e della tacchetta utilizzata (varie forme e usura + o meno accentuata).
L’ingaggio si ha puntando la parte anteriore della tacchetta in una prima fase e spingendo verso il basso il tallone per far ingaggiare anche la zona posteriore della stessa. Sempre il sistema a molle, grazie a degli smussi creati appositamente su pedali e tacchette, permette il disimpegno delle stesse tramite la rotazione di qualche grado (come detto variabile nei sistemi).
Tirando verso l’alto i pedali non si sganciano e anzi tendono a generare più attrito rendendo più complesso lo sgancio. Discorso diverso se si sta premendo sul pedale. Il sistema che ingabbia la tacchetta non viene infatti ingaggiato in questo caso e lo sgancio rimane agevole. Avete mai notato come risulti spesso sganciare più facilmente il piede anteriore che non il posteriore quando siamo in piedi. La piccola spiegazione appena data vi spiega il perché.
Il sistema è pensato per rendere la pedalata efficace e lo sgancio agevole in ogni situazione.
Pericolosità presunta degli spd.
Chi non usa questo sistema spesso lo denigra additandolo come pericoloso. La paura più comune è quella di rimanere attaccati alla bici durante una caduta. Al secondo posto abbiamo la paura di cadere perchè si rimane agganciati. Tutto questo può succedere, è vero ma c’è da dire però che i pedali sono studiati apposta per sganciarsi in caso di caduta di ogni tipo. L’unica situazione in cui non si sganceranno in automatico è nel momento in cui noi volessimo sganciarci in aria (ad esempio per scalciare su un salto) o mentre stiamo cappottando in avanti perfettamente in asse (situazione in cui comunque i pedali rimarranno agganciati in un primo momento andandosi a staccare poi quando cambieremo l’asse di rotazione della caduta, ad esempio rotolando o impattando il terreno in qualche modo).
In questi due casi, in cui non ci sono forze esterne a farci uscire il piede dal pedale, dovremo essere noi, col nostro istinto a sganciarci. L’importante sarà quindi non mettersi in queste condizioni finchè il movimento non sarà davvero automatico.
Da sfatare in modo assoluto è invece il mito per il quale il pedale lega il vostro piede alla bici che girando vi trita tutti i legamenti.
Come già spiegato durante una qualunque caduta, nel momento in cui la bici o il nostro corpo entra in rotazione il pedale si sgancia, molto prima di innescare una coppia necessaria a spaccare i legamenti o altro.
Per capirci non è come negli sci che gli attacchi vengono tarati a bomba da chi fa gare e può capitare di vedere cadere persone ad alta velocità con uno sci attaccato ad un piede che gli sfonda un ginocchio.
Tecniche giuste e pro degli sganci.
Tralasciamo i pro relativi alla pedalata poiché è lapalissiano come i vantaggi in questo aspetto siano enormi e indubbi.
Analizziamo i vari aspetti del riding, partendo dal tecnico.
Qui gli spd ci possono dare una marcia in più in salita, dove la possibilità di utilizzare il pedale in trazione ci darà quella potenza necessaria a superare l’ostacolo che da sempre ci blocca sulla salita più cattiva del giro dietro casa. Allo stesso modo in discesa avremo necessità di mettere meno pressione sul pedale poiché il contatto con lo stesso è dato dalla tacchetta e non dal grip innescato dai pin sulla suola.
Sul veloce si trova la vera forza di questi pedali. La sensibilità e la gestione della bici, soprattutto in pedalata e sullo sconnesso, diventa davvero migliore che con i flat. Non vi sarà più bisogno di mettere pressione continuamente i pedali ma potremo concentrarci a guidare e a pedalare dove serve. Inoltre la posizione obligata del piede all’altezza giusta farà lavorare al meglio la caviglia.
Sui salti non si hanno reali vantaggi. L’utilizzo ideale degli spd in questo frangente è uguale all’utilizzo dei flat.
In curva e soprattutto nel guidato (es single track) possiamo trarre qualche vantaggio dalla possibilità di spingere maggiormente sui pedali in appoggio e soprattutto nei rilanci.
La guida in generale non cambia rispetto ai flat. Normalmente diventa solo un po’ più pulita e leggera, questo perchè come detto possiamo evitare di “premere” eccessivamente in ogni momento lasciando lavorare le tacchette.
Errori comuni
L’errore più comunque è quello di far fare alla tacchetta ciò che dovremmo fare noi con la nostra caviglia, e cioè imprimere pressione al pedale.
Non possiamo affidarci esclusivamente al fatto di essere agganciati al nostro mezzo, altrimenti sarà lui a portare a spasso noi, e non viceversa.
Diciamo quindi che va bene girare più rilassati ma quando si tratta di spingere o alzare la bici deve essere il nostro corpo a farlo e non il nostro legame con la bici.
Per saltare quindi non dovremo alzare le gambe, ma dovremo fare il medesimo movimento imparato con i flat. Solo allora il bunny hop sarà davvero efficace e ben fatto. Allo stesso modo sui salti non dobbiamo “appenderci” alla bici consci del fatto che questa non si staccherà da noi. Questa situazione infatti ci fa perdere il controllo e implica una uscita dai salti decisamente sbagliata, con la bici scarica e il nostro corpo completamente in balia del mezzo.
Infine l’errore più grosso è quello di imporsi gli spd anche quando non ne siamo pronti. Non siamo pronti ai pedali a sgancio in due casi. Il primo è quello nel quale abbiamo ancora un blocco psicologico all’utilizzo degli stessi come nel caso del mio amico. In quel caso i pedali diventano controproducenti e pericolosi perché, come già spiegato, ci faranno fare degli errori che normalmente non faremmo.
Il secondo caso è invece quello nel quale gli spd diventano una necessità per chi li usa, chi ha iniziato subito con quelli e non ha mai usato un pedale flat in vita sua. Gli spd sono un aiuto, una facilitazione nella nostra guida, sarà perciò importante imparare a guidare senza queste facilitazioni, per poi immetterle per darci un valore aggiunto. Chi inizia da subito con gli spd non avrà necessità di imparare a utilizzare la caviglia per mantenere il grip sui pedali, allo stesso modo difficilmente imparerà a dovere il movimento del bunny hop (che pian piano, andando ad analizzare tecniche più avanzate di riding, dimostreremo fondamentale per una guida attiva).
Consiglio perciò a tutti coloro che credono di appartenere a questa seconda categoria di armarsi di un paio di pedali flat e scarpe adatte e alternare una uscita con questi ogni tanto.
Ingrediente segreto. Datevi tempo.
Chi inizia ad usare gli spd si troverà spesso a non riuscire a sganciare quando vuole. Come si troverà a non riuscire a riagganciare quando desidera. Questi movimenti diventano automatici col tempo. Per farli diventare tali, come già consigliato, utilizzate giri tranquilli o uscite di allenamento senza alcuna difficoltà tecnica. Usateli quando accompagnate i vostri figli al parco o vostra moglie/fidanzata a fare un pic-nic. Utilizzateli cioè quando non avrete la necessità di sganciare di corsa, ma avrete la possibilità ad ogni sosta di fermarvi con calma dopo aver sganciato, o almeno di avere qualcosa a cui appoggiarvi se non riuscite a sganciare. Provate a sganciare e riagganciare in movimento durante questi giri. Per farlo però non guardate i pedali, continuate a guardare avanti. In questo modo svilupperete anche la percezione della posizione esatta del pedale e il movimento giusto.
Questi esercizi alla lunga vi permetteranno di avere il pieno controllo del sistema e di togliervi dalla testa una serie di paure e simili. Per qualcuno basterà qualche uscita, poche settimane, per altri potrebbe volerci più tempo, mesi, magari un anno.
Ricordate che affrettare i tempi e sentirsi legati su percorsi tecnici significa innescare un meccanismo di paure che porterà inevitabilmente a blocchi psicologici verso questi pedali, nonché al rischio di cadute come spiegato durante l’articolo.
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